In questo Paese i delinquenti diventano eroi (falsi) e le persone perbene diventano delinquenti. Si fa finta di non capire, di non vedere. Si diffamano continuamente le persone per infangarle.
di Paolo De Chiara (WordNews.it)
Si continua a mistificare la realtà. Lo abbiamo scritto diverse volte: una cosa è il testimone di giustizia e un’altra cosa è il collaboratore di giustizia, definito anche «pentito» (anche se non si sono pentiti mai di nulla).
Sono due entità completamente differenti: la prima figura è un cittadino che ha avuto la forza e il coraggio di denunciare le schifose mafie, senza aver commesso dei reati. La seconda figura, invece, riguarda gli ex mafiosi che, nella maggior parte dei casi (per ragioni opportunistiche, soprattutto per lo sconto di pena) decidono di “saltare il fosso” e passare dall’altra parte.
Ma in questo Paese i delinquenti diventano eroi (falsi) e le persone perbene diventano delinquenti. Si fa finta di non capire, di non vedere. Si diffamano continuamente le persone per infangarle. Siamo arrivati al punto che gli ex assassini possono fare tutto quello che vogliono (è giusto, ovviamente, premiare i collaboratori che effettivamente offrono un serio contributo allo Stato) e le persone perbene (i testimoni) vengono definiti pentiti. In molti casi vengono chiamati “sbirri”, “spioni”, “infami”. Una terminologia schifosa e vergognosa.
E la cosa più grave è che questa terminologia non viene utilizzata soltanto dai mafiosi ma anche da alcuni rappresentanti delle Istituzioni. Come ad esempio funzionari del Senato della Repubblica con parenti candidati.
A chi si rivolge questo soggetto? Chi è il «pentito»? Chi è il «bombarolo»?
E’ ammissibile una terminologia del genere?
Noi continueremo a “tutelare” la figura dei testimoni di giustizia, senza dimenticare il fondamentale apporto dei veri collaboratori di giustizia.
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Pubblicato da Paolo De Chiara
Fondatore e direttore WordNews.it
Fondatore e Presidente Dioghenes APS - Ass. Antimafie e Antiusura
www.wordnews.it
www.dioghenesaps.it
Giornalista, iscritto all’OdG Molise. Scrittore, sceneggiatore. È nato a Isernia, nel 1979. In Molise ha lavorato con gran parte degli organi di informazione (carta stampata e televisione), dirigendo riviste periodiche di informazione, cultura e politica. Si dedica con passione, a livello nazionale, alla diffusione della Cultura della Legalità all’interno delle scuole.
- Nel 2012 ha pubblicato «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta» (Falco Ed., Cosenza);
- nel 2013 «Il Veleno del Molise. Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici» (Falco Ed., Cosenza, vincitore del Premio Nazionale di Giornalismo ‘Ilaria Rambaldi’ 2014);
- nel 2014 «Testimoni di Giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie» (Perrone Ed., Roma);
- nel 2018 «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la schifosa 'ndrangheta» (nuova versione aggiornata, Treditre Ed.);
- nel 2019 «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano» (Romanzi Italiani, finalista del Premio Internazionale “Michelangelo Buonarrori”, 2019);
- nel 2022 «Una fimmina calabrese, così Lea Garofalo sfidò la ‘ndrangheta» (Bonfirraro Editore).
Dal romanzo «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia», nel settembre del 2019, è stato tratto un corto e un medio-metraggio (CinemaSet, vincitore Premio Legalità, Fiumicino 2019).
È autore del soggetto e della sceneggiatura del corto e del medio-metraggio «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano», 2019 (Premio Starlight international Cinema Award, 77^ Mostra del Cinema di Venezia, settembre 2020).
- Ha collaborato con Canal + per la realizzazione del documentario Mafia: la trahison des femmes, Speciàl Investigation (MagnetoPresse). Il documentario è andato in onda in Francia nel gennaio del 2014.
Premio Adriatico, «Un mare che unisce», Giornalista molisano dell’anno, Guardiagrele (Chieti), dicembre 2019.
Premio Legalità «Valarioti-Impastato», Rosarno (RC), maggio 2022;
Premio Carlo Alberto Dalla Chiesa, San Pietro Apostolo (Catanzaro), agosto 2022.
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